Che cosa ci fa un vero Moai a Vitorchiano, nella italianissima Tuscia?
I Moai sono enormi monoliti di tufo vulcanico, simbolo dell’Isola di Pasqua. Conosciuta come Rapa Nui, essa si trova al largo delle coste del Cile, nell’oceano Pacifico.
I Moai hanno forme antropomorfe e sono di altezza compresa tra i 2 e i 20 metri. Il loro sguardo è un enigma, la loro funzione ancora avvolta nel mistero. Per la popolazione locale rappresentano simboli di prosperità e benessere, enormi guardiani che vigilano sui territori dell’isola. Alcune teorie li indicano come raffigurazioni di capi tribù del passato: secondo la credenza popolare, avrebbero il potere di connettere il mondo dei vivi con l’aldilà.
Lungo tutto il territorio dell’isola se ne contano 638. Alcuni interrati fino al collo, altri svettano a figura intera in tutta la loro mole.
Per ammirare una di queste enigmatiche figure non serve compiere un lungo viaggio fino all’Isola. Non tutti sanno che in Italia c’è un vero Moai. Una delle location di Tuscia Incantata, il Borgo sospeso di Vitorchiano, ha infatti il suo immobile guardiano.
Come è finito un Moai a vigilare un’incantata cittadina medievale del viterbese? Ecco la storia.
Negli anni Novanta le statue di Rapa Nui versavano in uno stato di abbandono, si andavano lentamente ma inesorabilmente deteriorando. Non bastava trovare il giusto materiale per restaurarle. Era necessario riuscire a coinvolgere l’opinione pubblica mondiale nell’opera di salvaguardia e conservazione della straordinaria attrattiva dell’isola.
Il giornalista Mino Damato conduceva all’epoca “Alla Ricerca dell’Arca”, in onda sui canali RAI. La trasmissione affrontava anche argomenti di carattere culturale con approfondimenti su avvenimenti insoliti e luoghi misteriosi. La televisione di Stato scoprì così che il peperino, pietra vulcanica tipica dei monti Cimini, somigliava molto a quella delle cave dell’Isola di Pasqua.
Grazie al giornalista e alla sua trasmissione fu quindi possibile instaurare un vero e proprio gemellaggio culturale tra Vitorchiano e Rapa Nui. La diretta televisiva seguì la lavorazione di un enorme blocco di peperino di trenta tonnellate, regalando grande risalto mediatico non solo al Moai italiano ma anche alla situazione di emergenza dell’Isola di Pasqua. Gli scultori, undici indigeni maori della famiglia Atan, utilizzarono asce manuali e pietre taglienti per portare a termine l’opera. La statua, copia perfetta degli originali, fu lasciata in dono al borgo dei Cimini.
Attualmente il Moai di Vitorchiano è collocato sul belvedere ovest, presso una piazzola di sosta che funge anche da parcheggio per auto e camper. Da qui, si può seguire lo sguardo del benevolo custode e godere di una veduta indimenticabile del Borgo Sospeso.